
Esempio di calligrafia cinese
«Oh mio dio, ma devo imparare tutti quei simboli!?!»
Questa è solo una delle domande che ci vengono frequentemente rivolte da chi si avvicina per la prima volta allo studio del cinese, o comunque di una lingua non alfabetica. Seguita generalmente da «ma non posso imparare solo il pinyin*?».
Certo, esistono molti libri di testo e alcuni corsi che tralasciano del tutto o accennanno solo parzialmente ai caratteri cinesi, focalizzando l’attenzione soprattutto sul parlato. Ovviamente ogni metodo ha pro e contro, e decisamente con questo approccio si risparmiano molte ore di studio, ma dal nostro punto di vista studiare il cinese senza conoscerne il sistema di scrittura sarebbe come cercare di parlare l’inglese senza conoscere il verbo be.
Quanto segue vuole dunque far capire non solo la bellezza, ma soprattutto l’importanza, anche dal punto di vista didattico, dei caratteri cinesi.
Per prima cosa, vorremmo accennare a cosa sono di preciso i caratteri cinesi. Si tratta di unità grafiche, che nel parlato corrispondono ad una sillaba fonetica, ognuna della quali ha un significato a sé stante. Sebbene molte delle parole del cinese moderno siano composte da due caratteri, ciascuno conserva un suo significato “originale”. Prendiamo ad esempio il saluto 你好 nǐhǎo (ciao, salve): la parola è composta dai caratteri 你 nǐ (tu, te) e 好 hǎo (buono, bene). Entrambi hanno un significato a sé stante ma uniti formano appunto la parola “ciao”.

Uso creativo dei caratteri: nell’immagine leggiamo i caratteri 美丽的姑娘 che significano “bella ragazza”.
A sua volta, ogni carattere al suo interno può essere composto di più elementi, che ne ricordano la pronuncia o l’ambito semantico di appartenenza. Prendiamo questa volta ad esempio il carattere 请 qǐng (per favore, chiedere cortesemente): il carattere è composto da due parti ben distinguibili, 青 che è letto qīng e significa “verde, azzurro” e 讠 yán che significa “parola”. Dunque la prima unità ricorda la pronuncia del carattere, mentre la seconda ne evidenzia l’ambito semantico – il parlato, la parola. Ecco che dunque i caratteri cinesi non sono più “simboli” strani ed inintelleggibili, ma hanno una loro struttura che può aiutarci molto a ricordarne il significato e la pronuncia.
In secondo luogo – su questo punto insistiamo sempre molto perché c’è il rischio di prendere la lingua “sotto gamba” e trovarsi male dopo – il cinese è una lingua piena zeppa di omofoni. Se prendiamo ad esempio la sillaba shì, scopriamo che nello scritto corrisponde ai caratteri 是 essere, 事 faccenda, 市 mercato, 室 stanza, 试 testare o provare, 视 vedere e molti altri.
Se all’inizio non dover studiare i caratteri può dunque risultare più facile e veloce, a lungo termine (già dopo 20-30 ore di studio) diventa improponibile districarsi in questo labirinto di omofoni senza l’aiuto dei caratteri.

il carattere “doppia felicità” 囍
Per ultimo, ma non certo meno importante, c’è l’aspetto storico-culturale che questo sistema di scrittura riveste nella lingua, nelle tradizioni e nella quotidianità del popolo cinese. Dal carattere di “doppia felicità” 囍 utilizzato tutt’oggi come beneaugurante per i matrimoni, all’arte calligrafica, da sempre allo stesso livello della pittura nella cultura cinese, fino all’utilizzo mediatico e artistico dei caratteri che si vede oggi comunemente su poster, TV e giornali in Cina.
Insomma, studiare la lingua cinese privandosi di questo bagaglio sia linguistico che culturale ci sembra un po’ una forzatura. Per questo nei nostri corsi di lingua cinese, sia individuali che di gruppo, insistiamo sempre con lo studio dei caratteri. All’inizio sarà sicuramente difficile e frustrante, ma col tempo diventerà utile, interessate e soprattutto piacevole!
*pinyin: sistema di trascrizione fonetica della lingua cinese